Lezioni di educazione estetica- l’intimo dei due giganti della Guerra dei Mondi di Aldo Spoldi

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Un passo in avanti e due indietro e ancora due passi avanti e tre indietro

“La tempera afferma prima di Kierkegaard il primato della possibilità sulla realtà.”(Aldo Spoldi)
“Che grandioso omaggio alla pittura in questo libro”(Emilio Tadini)
“Spoldi ha offerto una chiave(…)senza lasciarsi abbagliare da impostazioni idealistico-crociane, né da quelle severamente gestaltiche, né da quelle behaivioristiche, cognitive, psicoanalitiche.”(Gillo Dorfles)

Nel nostro testo sulla Guerra dei Mondi ( https://studiojoissance.wordpress.com/2023/04/18/aldo-spoldi-la-guerra-dei-mondi/ ) abbiamo affermato che l’intimo dei due giganti condivide la stessa data di nascita: il 1996. Ora, ci si chiede, di cosa si tratta. La parte teorica è velatamente raccolta nel libro “Lezioni di educazione estetica. Manuale per divenire artisti”, di Aldo Spoldi, edito da Skira nel 1999.
La parola immagine e l’immagine teoria sono onnipresenti nell’operato di Aldo Spoldi. “Scrivere è come dipingere”, dice, e più avanti: “l’intonazione in pittura è del tutto simile al sillogismo in filosofia”. D’altronde la stessa etimologia di Teoria riporta al vedere, allo sguardo. Mentre la radice di Vedere riporta al Sapere. Perciò “Lezioni di educazione estetica. Manuale per divenire artisti” è un testo da godere con gli occhi, alla stregua di un quadro. Attenti però, non si tratta di un’occhiata veloce, ma nemmeno di uno sguardo colto. Serve un occhio vispo, gioioso, vivace: come quello di un ragazzo che guarda il mondo con stupore e, allo stesso tempo, fa scoppiare le bolle del chewing-gum che mastica(lo suggerisce l’autore in un altro testo precedente, raccolto nel libro “Oh bella ciao!”).
Se la prima parte del titolo riecheggia il trattato schilleriano e tutto ciò che ne deriva, azzardiamo che la seconda parte (“Manuale per divenire artisti”) sia un’ironica risposta al libro, uscito l’anno prima, “Artisti si diventa” di Angela Vettese. Lo si può evincere da “Godimento è il talento, prima che questo decidesse di essere una moneta. Talentare è appunto il piacere che si identifica con il valore. L’uomo di talento è l’uomo di valore, colui che amoreggia e ride molto.”
Il corpo del libro è suddiviso in due principali sezioni: la prima è una tavolozza concettuale organizzata in ordine alfabetico sulle tecniche pittoriche (nota: tecniche pittoriche che per estensione comprendono concetti quali quello di Asta, di Collezionista, ecc), la seconda sono le lezioni braidensi che danno vita al progetto didattico di creazione di personaggi virtuali “Cristina Show e co”. Si tratta del tramonto del postmoderno e “una nuova alba, l’alba del “fai da te” “. È infatti un libro non solo irriverente, ma anche paradossale, dove paradosso sta a significare ciò che va contro la doxa, l opinione comune e per estensione il costume. Infatti “Niente come il paradosso si presta alla discussione e dalla discussione nasce la virtuale Cristina Show.”
Per concludere c’è da dire che è un libro aperto, un anello della catena, o meglio, per usare Deleuze, una concatenazione, siccome “nel vuoto lasciato dalla scrittura c’è un Kamasutra non scritto che insegna a fare l’amore nel fienile”.
Concordiamo infine con Dorfles: “In definitiva il trattato di Spoldi meriterebbe di essere studiato e assimilato a fondo, non solo dagli studenti dell’Accademia, ma, prima di tutto, dagli artisti ormai ufficialmente affermati e “laureati.”


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